BLOG/ #FAREMEGLIO
“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”, recita un antico proverbio africano.
Per far crescere un brand, diciamo in Olojin, ci vuole una community.
Perché in fondo la community, per come la intendiamo noi, è qualcosa di molto simile al concetto di villaggio: una rete di persone i cui interessi sono in qualche modo connessi a quelli del brand. Stiamo parlando di consumatori, ma anche di dipendenti, fornitori, associazioni in qualche modo connesse all’azienda.
Il concetto di community non dovrebbe essere legato a un singolo strumento, ma coinvolgere il maggior numero possibile di canali, attività e funzioni aziendali, dal software gestionale alle newsletter, dai coupon al blog.
Davvero? Si può fare community anche con un blog?
Certamente, basta utilizzare questo strumento in un’ottica di rete.
Comunemente, alla domanda "a cosa serve un blog aziendale?”, si risponde pensando soltanto al consumatore: attraverso il blog è infatti possibile trasmettere i valori del brand, veicolare promozioni, raccontare il prodotto e le fasi di produzione, promuovere iniziative e progetti.
Ma proviamo ad allargare gli orizzonti della nostra content strategy pensando al brand in ottica di community: gestire un magazine o un blog aziendale ci porta allora a coinvolgere anche stakeholders diversi, come fornitori e associazioni del territorio.
È quello che facciamo ad esempio con Gala Supermercati, insegna per la quale abbiamo curato il rebranding e lo sviluppo del nuovo sito e per la quale curiamo mensilmente il piano editoriale, aggiornando le sezioni del sito dedicate a notizie e articoli di approfondimento.
Ogni mese, Gala presenta sul proprio magazine online alcune delle aziende da cui si rifornisce, dai vini alle carni, dai salumi ai latticini, raccontandone storia e processi produttivi.
Lo scopo è duplice: raccontare ai clienti la cura che l’insegna mette nella selezione dei prodotti offerti sui propri scaffali e supportare i produttori, con un’attenzione speciale alle piccole aziende locali, dando loro visibilità.
In questa logica di rete sono coinvolte anche figure esterne come la foodblogger, che propone ricette basate sugli ingredienti di una specifica azienda. In questo modo, il visitatore del sito trova non solo un insieme di contenuti coerenti tra loro (l’articolo e la ricetta), ma anche spunti per la spesa e per la propria alimentazione.
Accanto ai fornitori, troviamo anche le associazioni senza fini di lucro, territoriali o nazionali, a cui l’insegna dà il suo appoggio. Su un blog aziendale è possibile rendere conto dei risultati delle iniziative di beneficenza del marchio, ma anche dare spazio ad approfondimenti sull’attività delle associazioni, per sensibilizzare i consumatori e sostenere le attività solidali anche al di fuori dalle raccolte fondi organizzate dall’insegna.
Questa scelta si riflette anche sul content email marketing, veicolando i contenuti del blog attraverso la newsletter, ad esempio per rendicontare le attività solidali ai clienti che hanno partecipato alle donazioni.
Creare un blog aziendale ampio e multisfaccettato consente anche di migliorare qualità e durata delle visite al sito, intercettando interessi più diversificati e offrendo al pubblico contenuti che vanno al di là delle mere promozioni.
Insomma: ogni brand è un villaggio, e costruire una community significa percorrerne tutte le strade.
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