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Siamo nella fase di “ripartenza” e stiamo tutti affrontando cambiamenti nelle nostre abitudini e preferenze. Chi più chi meno, abbiamo tutti subito una forte spinta verso i mezzi digitali durante i mesi di lockdown e, senza troppe sorprese, la partecipazione sui social network ha avuto le proporzioni di un’onda anomala.
Anche chi prima era restio ad utilizzare gli strumenti digitali, si è trovato “costretto” ad affrontarli, tra prenotazione di spese online, ricerca di informazioni e condivisione delle proprie opinioni sui social network.
Come fare in modo che questa riscoperta spinta verso i mezzi digitali non si traduca unicamente in una parentesi dovuta all’emergenza?
Ora come possiamo trasformare questa esperienza in un’occasione di rinnovamento nelle attività di marketing destinate ai clienti?
Come evolvere dal classico meccanismo promo-landing-rewarding ad una nuova visione di fidelizzazione del contatto dopo la sua acquisizione?
Lo strumento della community permette la costruzione di una relazione più articolata e a lungo termine, consentendo al brand di conoscere meglio i propri clienti e di offrire loro percorsi di navigazione, esperienze, contenuti e meccanismi di rewarding più personalizzati, raccogliendo e incanalando i dati in modo più efficace.
Per quanto ingigantiti dalla condizione di isolamento forzato infatti, i dati raccolti dai brand sui social network e sui siti di e-commerce sono stati solo una percentuale di quelli raccolti dalle community, luogo principe dove i rapporti tra brand e clienti o collaboratori possono crescere e consolidarsi.
Manteniamo per un attimo il focus sui dati: quantità, qualità e profondità dei dati che è possibile raccogliere su questo tipo di piattaforme non hanno paragoni con quelle raggiungibili su altri strumenti. Inoltre, i dati restano di proprietà del brand anziché di terze parti i (Facebook, Google, ecc.).
I programmi loyalty redatti ad hoc e posti alla base di ogni community inoltre, hanno contribuito non solo a fornire la giusta leva per partecipare, ma anche a mantenere l’interazione e la relazione nel tempo. Un dato fra tutti spicca dalle analisi da noi condotte, ben +300% di iscrizioni da aprile 2019 ad aprile 2020 a cui si aggiungono molti altri dati raccolti nelle piattaforme da noi gestite.
Non solo quantità quindi, ma anche qualità. Mentre sui social network si registrano conversazioni spesso negative, sui luoghi proprietari del brand la moderazione e governance dei temi consentono la creazione di un clima più positivo, accogliente e rassicurante, dove clienti, prospect e collaboratori possono sentirsi a loro agio, senza pressioni sociali e con la garanzia che le regole condivise saranno rispettate.
Tutti questi elementi permettono il mantenimento di un rapporto di lungo termine con clienti o, nel caso di business B2B, collaboratori.
Questi luoghi di aggregazione diventano così anche un mezzo per poter raccogliere informazioni di business intelligence su processi, flussi, prodotti e servizi.
In Olojin, attraverso le nostre piattaforme, gestiamo milioni di dati al mese e durante il lockdown abbiamo toccato percentuali di profilazione degli iscritti vicine al 68%.
In un contesto incerto, mutabile e dovendo fronteggiare una crescente cautela diffusa, le community possono proporsi come spazio di relazione più profonda e rassicurante rispetto ai social network, sia in ottica B2B che B2C.
Crediamo d’essere il partner giusto per quelle realtà capaci di condividere la nostra stessa visione sull’evoluzione che mezzi di relazione come le community sapranno sempre più assolvere in un futuro ormai prossimo.
Se desideri conoscere meglio i tuoi clienti, incrementare upselling e cross-selling, oppure profilare meglio chi acquista dal tuo e commerce, siamo quel partner che stavi cercando da tempo.
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