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Siamo tutti sotto lo stesso cielo. Ma il cielo non è dello stesso colore per tutti. I toni caldi di un tramonto, quelli più grigi di un temporale o ancora le nuance pastello di un cielo di primavera ci trasmettono emozioni e significati molto diversi.
È il potere del colore. E in Olojin ne conosciamo bene l’importanza. In ogni progetto di web design e di design editoriale scegliamo con estrema cura pantoni, palette e sfumature per dare un significato unico all’immagine coordinata dei nostri clienti e ai lavori che realizziamo per loro.
Saper lavorare sul colore richiede uno spiccato gusto per il bello, la conoscenza dei vari mezzi che alterano la resa cromatica, un’attività di ricerca che valorizzi al massimo l’associazione tra le scelte di colore e l’identità del cliente.
Colore significa anche vita: dare colore alle cose, anche in formato digitale, è un percorso creativo affascinante. Come quello che caratterizza il lavoro di una delle nuove professionalità emergenti della comunicazione digitale: il Digital Colourist.
Si tratta di una professione declinata sia in ambito fotografico sia nel cinema e che, soprattutto nell’ultimo anno, sta acquisendo sempre più importanza.
Nel campo della fotografia la prima vera Digital Colourist famosa in tutto il mondo per gli i suoi straordinari lavori su foto storiche in bianco è nero è la brasiliana Marina Amaral.
Marina dona colore alle foto storiche più famose e le riporta in vita rendendole ancora più realistiche, emozionanti, vibranti. Hanno parlato di lei i quotidiani più importanti del mondo e il suo lavoro è così preciso e dettagliato che sembra difficile credere che le foto siano state scattate decine e addirittura centinaia di anni fa (la più antica da lei trattata risale al 1830).
Ciò che la rende un’artista unica al mondo è la sua attività di meticolosa ricerca storica dietro alle immagini: ogni dettaglio è ricostruito minuziosamente, le palette di colori e i riferimenti per la luce vengono identificati anche grazie all’uso di fotografie scattate oggi da lei nella stessa posizione dell’originale. Il risultato finale è stupefacente: non è una visione personale della storia, ma un fermo immagine della storia se a quel tempo fosse esistita la fotografia a colori.
Gli scatti del suo portfolio sono tutti molto emozionanti e alcuni sono riassunti in questo video
Due più di altri hanno catturato la mia attenzione da addetta ai lavori.
“The Burning Monk” per la magistrale ricostruzione cromatica delle fiamme che regala ancora più profondità all’immagine del 1963. Anche il turchese dell’automobile da cui scese il monaco buddista contribuisce a rendere ancora più viva la scena.
L’immagine dell’incoronazione delle Regina Elisabetta II (1953) mi ha stupito invece per la minuziosa ricostruzione dei dettagli: il risultato finale è così armonioso e rispettoso dell’essenza del momento storico che sembra di essere proiettati in una scena di “The Crown”, la pluripremiata serie di Netflix dedicata alla vita di Her Majesty.
Ed è proprio al cinema che guardano i progetti di Marina Amaral. Il suo prossimo obiettivo è infatti quello di far parte della produzione di un documentario epico.
Nel cinema il Digital Colourist si occupa di alterare i colori usati nei film o nell'aspetto degli attori. Lavora con il regista, il direttore della fotografia e le troupe di produzione per correggere alcune parti del film.
Non si tratta solo di rendere più caldo un tramonto o di perfezionare il volto degli interpreti (alcune star di Hollywood stanno addirittura inserendo nei nuovi contratti l’obbligo di “digital touchs” per i loro personaggi), ma di assicurare la coerenza e la continuità cromatica in tutta la produzione, offrendo soluzioni originali e creative a qualsiasi questione relativa alle immagini.
Ecco quindi che per coinvolgere lo spettatore il lavoro del Digital Colourist si rivela non meno importante di quello di uno sceneggiatore.
Se pensiamo poi che i primi Digital Colourists nel cinema risalgono agli inizi degli anni 2000, sarebbe interessante parlarvi anche dell’evoluzione della professione nella storia del cinema e della televisione, dai primi film a colori che venivano colorati a mano fino alle ultime tecnologie digitali che tanto ci appassionano anche in ufficio.
A proposito di ufficio, ho iniziato parlandovi di cielo ma ora devo proprio riportare i piedi a terra: i colori del prossimo progetto mi richiamano al dovere. E sono quelli agresti della natura, della coltivazione biologica, della campagna.
Fonti: Marina Amaral Official, Digitalrev
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