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Vi ho già detto che amo ascoltare la musica in vinile? Sì, mi sembra di averlo accennato. Ma non pensate che sia l’unica ad apprezzare questo gesto così vintage.
Il giradischi non è più l’oggetto impolverato a casa di qualche nostalgico, ma un nuovo strumento che sempre più persone (e sempre più giovani) usano abitualmente.
Secondo le stime di Deloitte, mentre dal 2015 la musica digitale è diventata la prima forma di entrate del settore (45% sul totale, contro il 39% rappresentato dall’acquisto dei formati fisici), il vinile rappresenterà nel 2017 il 7% dell’intera industria musicale, e genererà un miliardo di dollari di ricavi.
Da una parte abbiamo quindi l’aumento di chi ascolta musica in mp3 e attraverso le piattaforme di streaming, e dall’altro il ritorno nelle preferenze di acquisto di un oggetto come il vinile, che non solo è antecedente ai cd e alle musicassette, ma è anche scomodo e ingombrante. Come si spiegano queste due tendenze all’apparenza in contraddizione tra loro?
La risposta sta nel concetto di marketing dell’esperienza. Ne abbiamo fatto accenno in diverse occasioni, soprattutto in riferimento all’efficacia dei programmi di loyalty, ma qui provo a farne una descrizione più completa.
Il marketing esperienziale si riferisce al superamento della vendita come obiettivo unico del marketing, in favore dell’importanza (forse maggiore) di creare un rapporto duraturo tra il cliente e il brand, coinvolgerlo anche sotto un aspetto più emotivo e creare empatia e identificazione nei confronti della marca.
Con il vinile non si acquista solo un supporto per ascoltare la musica, ma anche un’esperienza di ascolto superiore, grazie alla sua intrinseca natura di romanticismo, ritualità e fedeltà (concetti che non ci sono per niente nuovi). Ascoltare un vinile non è come cliccare sul tasto play di un’app, è una lunga successione di gesti fisici che vanno dalla scelta del disco dalla propria collezione fino al posizionamento della puntina del giradischi sul punto d’inizio esatto (credetemi, all’inizio non è per niente facile).
Non solo, il vinile è anche un gadget di lusso: pensiamo per esempio alla cura nella realizzazione degli artwork per i booklet, al valore delle prime stampe di un disco e di quelle più rare, o ai cofanetti in edizione limitata.
Un esempio di come il vinile può diventare uno strumento innovativo di marketing è l’operazione di Warner Music in occasione dell’ultimo Sanremo: il lancio di una serie di 45 giri a tiratura limitata degli artisti in gara, per farci quasi ritornare alle edizioni del Festival degli Anni Sessanta.
Il marketing dell’esperienza è utilizzabile in tantissimi altri settori, anche se sicuramente è più facile in quelli in cui siamo portati a essere emotivamente coinvolti, come quello dei viaggi. ?Basti pensare al lancio di Esperienze da parte di Airbnb, colosso dell’ospitalità che fa concorrenza alla rete di hotel tradizionali permettendo ai privati di ospitare i viaggiatori nelle proprie case, e cambiando radicalmente il concetto di viaggiare.
Il nuovo servizio delle esperienze permette a chi ospita di aggiungere qualcosa in più oltre all’offerta di una stanza. Corsi di cucina, concerti dal vivo, tour delle città accompagnati da fotografi del luogo, attività con organizzazioni no-profit, corsi di vela o di surf e molto altro. Da piccole iniziative che impegnano solo qualche ora, a esperienze più lunghe che vedono coinvolti gli ospiti per tutta la durata del soggiorno.
Sempre parlando di viaggi, guardate questa iniziativa di Virgin Atlantic, Flying in the face of ordinary, che ha sfruttato una semplice panchina posta in una strada di Manhattan per dare a chi ci si sedeva un vero e proprio assaggio dell’esperienza di volo con la compagnia.
Volete anche voi portare il vostro brand in viaggio verso il marketing dell’esperienza? Affidatevi a Olojin per una consulenza. Io nel frattempo preparo la colonna sonora.
Fonti: Startup Business; Deloitte; MediaPost; Corriere Innovazione.
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