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Che lavoro fai? Sono un influencer.
A dirlo alla signora Maria, c’è da aspettarsi che consigli un’aspirina, ma per noi comunicatori digitali l’influencer sta diventando una figura sempre più importante, attorno alla quale i brand sviluppano vere e proprie strategie di marketing e di digital PR.
Chi sono dunque gli influencer e perché le aziende dovrebbero coinvolgerli?
Fino a qualche anno fa erano prevalentemente dei personaggi diventati famosi innanzitutto fuori dalla rete e che sfruttavano la loro popolarità per coinvolgere nuovi target nel web. Oggi invece sono esperti del settore o, nella maggior parte dei casi, blogger, youtuber e altri “vip” della rete diventati influencer di professione proprio grazie al loro seguito nei social network e alla community che gravita loro intorno.
Si caratterizzano per essere delle figure ibride, a metà strada tra testimonial e consumatori. Ciò che li rende importanti per le aziende è la capacità di parlare a un pubblico selezionato, con caratteristiche socio-demografiche e abitudini di consumo molto ben delineate e, soprattutto, quella di orientarne le scelte d’acquisto.
Laddove, insomma, i messaggi delle aziende appaiono distanti, di parte, preconfezionati, la voce degli influencer assomiglia quella della gente comune con cui è più semplice immedesimarsi.
Instagram, Facebook, YouTube, Twitter e Snapchat sono le piattaforme dove gli influencer hanno più seguito. La scelta del canale da utilizzare dipende soprattutto dal tipo di contenuti da trasmettere. Instagram ad esempio sta diventando il territorio più importante per il settore del fashion perché è un social principalmente fotografico.
La forza trainante degli influencer può essere riassunta in quattro parole chiave: autenticità, normalità, storytelling, ispirazione.
Tutti concetti presenti nel percorso di influencer come Clio Make Up, attorno a cui si è creata la più grande community italiana dedicata alla bellezza o come Fatto in casa da Benedetta, al primo posto tra i food influencer d’Italia e punto di riferimento per gli appassionati di cucina genuina e semplice.
A questo punto però vi chiederete che cosa ci sia di autentico e normale in Chiara Ferragni o Mariano di Vaio (gli influencer e fashion blogger italiani più famosi al mondo). Se ci pensate è innanzitutto la loro storia da “self made person” a fare la differenza, nella quale molti giovani possono identificarsi, e il fatto di essere stati effettivamente trai primi a inventarsi questo mestiere nel campo della moda.
Proprio nel settore del fashion e dello spettacolo, il confine tra influencer e celebrities che aumentano la loro popolarità anche grazie ai social media è molto sottile e le stesse star diventano influencer a loro volta. Ricercare questi nomi altisonanti per la propria comunicazione è sicuramente d’effetto e molti brand sono disposti a pagare cifre esorbitanti pur di apparire nei loro post. Il trend sta evolvendo velocemente, tanto che è intervenuta l’Antitrust: in una lettera di moral suasion inviata in questi giorni a influencer e brand italiani, sollecita a fornire sempre indicazioni sulla natura commerciale dei social post.
Ma puntare sui big non è sempre la scelta giusta. Avere tanti like dati alla celebrità (e non al progetto), non porta vantaggi a medio/lungo termine per l’azienda. Per questo è molto importante, nell’analisi delle figure con cui collaborare, valutare bene che l’audience e l’influencer siano affini ai valori e all’ambito del brand.
Ecco quindi che potrebbe essere più soddisfacente coinvolgere i micro influencer, che spesso portano risultati migliori in termini di engagement rate, come dimostra una recente ricerca di Markerly, una delle prime società di influencer marketing end-to-end.
E allora, come individuare l’influencer ideale per la propria azienda?
Il web mette a disposizione numerosi tool come Launchmetrics e Cision, che incrociano i dati di blog e social media per scoprire le figure più in sintonia con il brand che vogliamo promuovere.
Sono strumenti utili e c’è l’imbarazzo della scelta, come illustrato in questo articolo di Matteo Pagliani, autore del libro “Influencer marketing. Valorizza le relazioni e dai voce al tuo brand”.
Tuttavia, se usati in modalità fai da te, possono essere controproducenti anche per l’azienda con un ufficio marketing strutturato. Rimane quindi fondamentale il supporto di un team di professionisti della comunicazione digitale. La competenza e la visione di un’agenzia come Olojin possono fare la differenza nella gestione di una campagna di influencer marketing: nessun tool infatti potrà valutare come un professionista la qualità dei contenuti prodotti o l’affinità tra influencer e brand.
Fonti:
influencermarketingitalia.it
matteopagliani.it