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Teaser
Interno giorno: un ufficio, un ragazzo visibilmente in tensione sta affrontando un colloquio di lavoro. L’esaminatore lo fissa con espressione seria e gli rivolge le sue considerazioni finali:
“Bene, la tua esperienza mi sembra in linea con il profilo che stiamo cercando. Un’ultima domanda prima di lasciarti andare: cosa ne pensi dell’ultima stagione di Game of Thrones?”.
Nel nostro mondo ideale i colloqui per le nuove assunzioni in Olojin si dovrebbero svolgere così. Infatti, se c’è una cosa che ci accomuna tutti in agenzia è proprio la passione per le serie tv. E non siamo gli unici.
Nel 2016 sono andate in onda 455 serie tv originali solo negli Stati Uniti*. Il fenomeno è in continua crescita e con lui anche il numero di fan. Ma cosa fa di una serie tv LA serie? Cosa la rende memorabile, iconica, e soprattutto, cosa le crea intorno una community di fan adoranti e fedeli?
Attenzione: spoiler
Se dovessimo intervistare ognuno di noi, avremmo decine di motivazioni diverse per cui ci appassioniamo a una determinata serie, ma alcune di queste possiamo considerarle valide per tutti. Una serie tv, per garantire un seguito e assicurarsi fedeltà negli anni, deve:
1. essere riconoscibile e avere forti elementi di distinzione rispetto alle altre;
2. rivolgersi a un target specifico: più pubblico cerchi di attrarre, più è faticoso renderlo fedele. A meno di grandi illustri eccezioni, come appunto, Game of Thrones;
3. creare il cosiddetto family feeling, cioè una coerenza stilistica che lo spettatore deve poter riconoscere e in cui poter immedesimarsi. Questo crea ritualità, un elemento tipico delle serie tv, che le differenzia dal cinema;
4. avere la capacità di farti aspettare con trepidazione la puntata successiva, perché lascia sempre qualcosa in sospeso che non vedi l’ora di capire come andrà a finire;
5. riuscire a sconfinare dal suo territorio di riferimento. Alcuni personaggi e alcune scene diventano talmente iconiche che vengono riproposte in altri contesti.
Qualche esempio?
- questa pubblicità con The Mountain, personaggio di Game of Thrones, che riprende una delle scene più famose dell’ultima stagione;
- la puntata di Natale dei Peanuts in cui i protagonisti sono i personaggi di Stranger Things;
- la pubblicità di una compagnia di assicurazione americana in cui sono riuniti tutti i protagonisti delle serie tv medical più famose;
6. dare valore al contributo e alla voce dei fan. Mentre la povera Barbara di Stranger Things non tornerà nella seconda stagione, nonostante sia stato chiesto a gran voce, qui trovate alcuni casi di proteste di fan che, invece, sono andate a buon fine.
Finale di stagione
Possiamo tradurre questi punti e riportarli a un efficace programma di loyalty, che dovrebbe, proprio come una serie tv:
1. essere riconoscibile e diverso da tutti gli altri per tipologia di benefit offerti;
2. essere coerente con i propri valori e la propria missione;
3. avere un target specifico di riferimento;
4. fornire sempre nuovi contenuti che invoglino l’utente a farne parte e a ritornare sempre (ad esempio) a fare la spesa nello stesso supermercato;
5. prevedere dei reward che non siano solo di tipo economico, ma che “sconfinino” in altri ambiti (come l’adesione a programmi di promozione sociale, o eventi dedicati solo a chi fa parte del programma fedeltà);
6. coinvolgere gli utenti con attività che permettano loro di sentirsi parte di una comunità, dimostrando che la loro opinione conta davvero, come nel caso del progetto Nel Mulino che vorrei di Mulino Bianco, grazie al quale, qualche anno fa, sono stati creati dei nuovi prodotti proprio a partire dai suggerimenti dei fan.
Noi a questo punto continuiamo con il binge watching sul divano (cioè ci rimaniamo sdraiati sopra finché abbiamo guardato più puntate possibile): del resto, dovremmo pur documentarci accuratamente prima di scrivere la nostra prossima strategia di loyalty.
*Fonte: The Wrap.
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