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Alzi la mano chi almeno una volta non ha scaricato un’app per curare qualche interesse personale, la forma fisica, lo shopping on line.
Nel mare magnum delle applicazioni più o meno utili a riappacificarci con il nostro ego, ne esistono alcune che ci aiutano invece a fare pace con il mondo e ad essere utili per le persone più svantaggiate.
Io le chiamo “app della solidarietà” e mettono le tecnologie e i social media al servizio del volontariato, consentendo alle associazioni umanitarie di lavorare meglio in contesti molti complessi e difficili e a ognuno di noi di aiutare il prossimo.
Per sostenere la lotta contro la fame nel mondo c’è ad esempio “Share the Meal”, l’app del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) che, con una donazione di soli € 0,40, consente di sfamare un bambino per un giorno in varie zone del mondo. Si possono selezionare i Paesi da aiutare, in modo da consentire a chiunque di essere vicino a una situazione che ha particolarmente a cuore, come quella dei rifugiati siriani, ad esempio.
A proposito di rifugiati, uno dei veterani della Silicon Valley, Shelley Taylor, ha ideato una app che offre una speranza reale proprio a chi sbarca nel vecchio continente in cerca di una vita migliore. Si chiama "Refugee Aid" e sta letteralmente rivoluzionando l’intera macchina umanitaria delle ONG internazionali.
Lanciata ufficialmente nel 2016 in Italia e UK, si configura come una guida che offre ai migranti e agli addetti ai lavori una mappa dei servizi forniti dalle numerose associazioni umanitarie attive in Europa. Servizi che potrebbero salvare vite umane e alleviare le sofferenze di migliaia di persone.
L’app è utilizzata da migliaia di migranti e decine di ONG che tengono traccia in tempo reale di ciò che concretamente viene fatto in Europa a supporto dei migranti. Diffusa per ora in 14 Paesi, è impiegata ad esempio da Save the Children, Caritas, Croce Rossa e Medici Senza Frontiere.
La stessa MSF ha lanciato “People on the Move”, l’app che supporta gli operatori della ONG nell’assistenza ai migranti e sta già integrando il lavoro delle équipe impegnate nei Balcani, in Sicilia e sulla nave Bourbon Argos per il soccorso nel Mediterraneo. L’app raccoglie dati in forma anonima sulle condizioni di salute dei migranti, l’intervento effettuato ed eventuali consigli che consentono di ottimizzare il lavoro sul campo e rafforzare la voce nei confronti delle istituzioni.
Il settore del no profit non può quindi prescindere dalle tecnologie digitali. I dati del Techology Report 2016, la prima indagine internazionale sull’uso delle nuove tecnologie da parte delle organizzazioni non governative, ci dicono non solo che il 75% delle ONG invia email e newsletter ai donatori, ma anche che i donatori che sono regolarmente online sono più motivati a donare attraverso le email e i social media.
Il 27% di loro infatti considera i social media come lo strumento che più li invoglia a donare. La ricerca evidenzia che le ONG hanno necessità di investire più risorse nell’uso degli strumenti digitali, anche per avere più successo nel fundraising online.
Non ci sono più dubbi: anche per il no profit, il futuro è digitale e sarà ancora più semplice aiutare il prossimo, anche da mobile.
E ad aiutare voi nelle vostre idee di innovazione sociale, ci pensa Olojin!
Fonti: Social Innovation Society, Ninjamarketing, Medici Senza Frontiere,
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